NON SMETTERE DI SOGNARE…
FA BENE ALLA DANZA?
Ho seguito con oggettivo piacere la serie tv “Non smettere di sognare” (seguito di una miniserie di grande successo, di cui riprende alcuni personaggi), sia perché amo le storie di “riscatto sociale” in stile Cenerentola, sia perché è uno dei pochi oggetti televisivi sul tema della danza.
La trama è intrigante e accattivanti i personaggi, umani con le loro debolezze e punti di forza, soprattutto quando l’apparenza inganna: il cantautore evaso dagli arresti domiciliari, “artista maledetto” che si scopre ha rimediato la condanna solo per aver cercato di… riprendersi il suo pianoforte pignorato per il fallimento dell’azienda di famiglia; lo street-dancer col fare da duro che nasconde una grave malformazione cardiaca; la cantante dall’aria spregiudicata che però si rifiuta alle avances violente e volgari del produttore (un laido di maniera, già visto perché purtroppo verosimile: “Ti ho procurato l’ingaggio, pensavi fosse gratis?”) benché la sua amorevole mammina cerchi di convincerla a concedersi (fotocopia di certe genitrici coinvolte in recenti fatti di cronaca, preoccupate solo che la virtù della figlia… venga ceduta per un prezzo equo). Eccetera.
Per certi versi tuttavia trovo che la storia non faccia un buon servizio alla danza. A partire proprio dalle premesse. Perché, come già lo sceneggiato dell’anno scorso, fa passare il messaggio che “basta il talento” (quando un grande, credo fosse Goethe, sosteneva che il talento è in massima parte frutto di lavoro assiduo): che una ragazza possa diventare bravissima da autodidatta, esercitandosi da sola, quando può e senza insegnanti, dopo aver studiato danza classica solo un paio d’anni da bambina. Personalmente mi sto (s)battendo da anni per far capire ai giovanissimi che ballerini non ci si improvvisa e che non si diventa una stella della danza solo perché una conoscenza (magari carnale…) riesce a infilarci in un programma televisivo.
Anche la vicenda portante della prima puntata, quella della bimba abbandonata dalla madre in difficoltà e che poi la ritrova grazie al programma tv (e alla simpaticissima, energica vecchietta di cui la madre è la badante), fa sembrare che “basti comparire in televisione” per risolvere tutti i propri problemi. Certo, non è la tv il demonio: l’impagabile regista del talent-show Miranda (interpretata da una bravissima Giuliana De Sio), che insiste a correggere i congiuntivi degli aspiranti concorrenti, a un certo punto giustamente sbotta “Dicono che la tv non è educativa; io vorrei sapere chi li ha educati questi, prima”. Il demonio semmai, concedetemelo, è l’improvvisazione.
Stucchevole (e non solo perché l’abbiamo già vista e stravista, da “Flashdance” in poi) oltre che poco verosimile la parte in cui, al provino di ammissione a una grande accademia della danza, la troppo “alternativa” Giorgia viene scartata in favore di una danzatrice di stile classico “puro” oltre che guardacaso figlia di una dama dell’alta società amica della presidente di giuria: non dico che non esistano più le raccomandazioni; non dico nemmeno che una sconosciuta abbia le stesse identiche possibilità di un’altra con un cognome importante: anche in una scuoletta di provincia l’assolo verrà assegnato alla figlia del sindaco o alla fidanzata del figlio dello sponsor, anziché a quella della donna delle pulizie… Ma nelle grandi accademie , Scala in primis, si guarda soprattutto la qualità, e di certo non ci si è fossilizzati sulla danza accademia ottocentesca: moderno e contemporaneo fanno parte dei programmi di studio e dei saggi annuali.
Anche sul piano dei sentimenti la storia lascia un pochino di amaro: non si tratta di essere bacchettoni, e nemmeno ingenui su come va il mondo, ma se ho una fiaba, allora voglio sognare fino in fondo, voglio il Principe con tanto di cavallo bianco, non un amorazzo a tempo determinato… Nella prima puntata scopriamo che il matrimonio di Stella, protagonista del primo sceneggiato “Non smettere di sognare”, è già in crisi dopo solo due anni: lei è nel pieno della carriera, lui voleva un figlio; cose che capitano, specialmente quando “lui” ha ormai l’età in cui pensa a una famiglia e a una vita tranquilla, mentre “lei” ancora giovanissima pensa legittimamente alla carriera nella danza e a divertirsi. A un certo punto, da Parigi Stella molla il marito per lettera, spedendogli a Milano tutti i suoi effetti personali e i documenti per il divorzio. Già finito il grande amore? Che la generosa, integerrima e innamoratissima protagonista della prima serie fosse soltanto un’altra di quelle arrampicatrici senza scrupoli, pronte a sfruttare il noto produttore per arrivare alla celebrità, per poi scaricarlo appena l’ha ottenuta? (Salvo poi chiedere all’ex marito aiuto e sostegno quando si troverà con gravi problemi di salute: un ricorso frequente anche nella realtà, a quanto mi dicono amici e conoscenti…) Devo essere arretrata, ero rimasta ancora al “E vissero per sempre felici e contenti”…
Ma il marito produttore cosa fa? Invece di volare a Parigi per riconquistarla, getta subito la spugna e non perde tempo per conquistare la donna delle pulizie e farne la nuova stella (appunto) del programma tv. La nuova protagonista Giorgia è la sua nuova fiamma, e secondo me è anche la fotocopia dell’ex-moglie, come tipo fisico e come situazione sociale.
Quando nella seconda puntata Stella avrà un incidente d’auto (che spero non voglia essere una sorta di “punizione” per aver lasciato quell’uomo meraviglioso…) lui si precipiterà a raggiungerla, e qui suppongo che i dibattiti si sprechino: ha fatto bene? Ha fatto male? Chi ha più diritti, il vecchio o il nuovo amore?
E d’accordo che i tempi televisivi non sono quelli della realtà, ma Giorgia impiegherà solo… una puntata e mezza prima di consolarsi col comprensivo e aitante coreografo; mentre il produttore si lascia corteggiare da un’altra concorrente del programma. Tutto sommato, mi sembra più “umana” quel cerbero di regista che è Miranda.
Per fortuna poi capiamo che né Giorgia né il suo innamorato si son precipitati a “consumare” con i nuovi partner, entrambi i quali si rivelano gentaglia senza scrupoli, e avremo il lieto fine (salvo ripensamenti nella prossima serie…).